AMBROGIO ALCIATI
Lezioni di pittura
Silvia Editrice, 2010


Ambrogio Alciati non occupa ancora sulla scena dell’arte del primo Novecento il posto dovuto, anzi lo si direbbe sospeso nel limbo riservato in Italia a tutti gli artisti che non possano confortevolmente essere rivestiti del salvifico mantello di qualche avanguardia: nello specifico, i ritrattisti in primis e quelli ‘mondani’ in particolare, almeno per chi non ha operato all’estero. In effetti, a partire dagli anni Cinquanta, la storiografia e la critica hanno dato valore ai fenomeni artistici da metà Ottocento solo se precursori di altri entro una catena di avanguardie nitidamente organizzata.
Alciati, è ovvio, non è annoverabile nei ranghi del Futurismo o nella squadra del Novecento sarfattiano, anzi non fu neppure tentato dall’apertura divisionista, scegliendo di continuare la tradizione della Scapigliatura, nel linguaggio e negli intenti. Si inserisce in quella genìa dei grandi maestri di Brera, che inizia con Hayez, passa per il lungo magistero del Bertini e di Cesare Tallone – come lui milanese di adozione e d’impronta profondamente lombarda –, di cui fu allievo e al quale subentrò nel 1920.
Il Novecento, si sa, è stato un secolo che ha urlato il proprio disagio nell’arte e nella scrittura e che alla cifra pittorica ha preferito il concetto brutalmente comunicato, senza soverchi assilli formali. Non stupisce, dunque, che la non partecipazione di Alciati, la sua raffinatezza e la dominata virtuosità siano parse da un lato rifiuto della modernità e dall’altro sintomo di un vuoto di contenuti. In più, al mondo intimista, aristocratico e alto borghese, del quale era stato partecipe testimone, si è per un certo periodo rimproverato l’assenso opportunistico al regime fascista e, dagli anni Cinquanta, la nuova classe dirigente perse la consacrata abitudine di farsi ritrarre2.
Si aggiunga, infine, che in Italia la ritrattistica è tradizionalmente sottovalutata, a differenza dei Paesi anglosassoni, dove è considerata un genere eminentemente nobile. Ed è strano come, in un’epoca che ha visto lievitare le quotazioni di mercato a vertici inimmaginati, il ritratto ‘mondano’ venga quasi visto con sospetto perché frutto di una transazione economica fra committente e autore.
Comunque, quanto detto spiega ma non giustifica la distaccata condiscendenza della critica del dopoguerra nei confronti di Alciati e di tutta la...


Annie-Paule Quinsac

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CARATTERISTICHE
EDITORIALI:

- Formato 165x235
- 136 pagine a 4 colori
- Brossura filo refe
- Copertina plastificata lucida con alette

ISBN 978-88-96036-39-6
Euro 18,00